La storia della parola italiana inconscio comincia col verbo
latino scire che significava conoscere.
Da scire derivarono in latino due aggettivi di senso opposto, conscius
cioè consapevole, e inconscius,
che, al contrario, significava inconsapevole o incosciente. Entrambi
gli aggettivi entrarono per via colta nell'italiano trecentesco riprendendo il significato
latino: in Boccaccio, ad esempio, troviamo sia la forma conscio sia la forma inconscio e
con quest'ultimo termine è indicato qualcosa che non è
accompagnato da consapevolezza o da riflessione.
L'uso di inconscio come sostantivo è invece molto
recente: all'inizio del nostro secolo infatti il vocabolo fu utilizzato per tradurre il
sostantivo tedesco das Unbewusste, l'espressione cioè che forse più di ogni altra può
rappresentare e riassumere la scoperta del profondo, compiuta da Sigmund Freud, il padre
della psicanalisi.
Durante numerose sedute di cura Freud si rese conto che
non tutta l'attività psichica dei suoi pazienti era riducibile alla sfera della
coscienza, ai pensieri,
alle idee e ai
ricordi manifestati esplicitamente e con spontaneità. Alcuni elementi psichici, ad
esempio i ricordi di alcune esperienze,
affioravano alla memoria
e alla coscienza soltanto dopo che i soggetti avevano superato numerose resistenze.
Era così possibile conoscere particolari aspetti della
personalità soltanto percorrendo vie molto tortuose. Poteva essere quindi necessario
analizzare i sogni dei pazienti o le loro manifestazioni di ansia, oppure prestare attenzione ad alcuni gesti
quotidiani, o a espressioni
e modi di dire apparentemente insignificanti.
Freud giunse a supporre l'esistenza di un luogo psichico separato, a cui diede il nome di inconscio, dotato
di un'energia, di
un sistema di valori e di
meccanismi autonomi rispetto a quelli della coscienza.
L'interiorità umana, quella che tradizionalmente era
definita anima o psiche ed era
ritenuta indistintamente la sede della razionalità, della volontà e delle emozioni,
venne perciò indagata da Freud come un complesso di luoghi diversi, ciascuno dotato di
una sua forza e di una sua autonomia.
Anche Carl Gustav Jung ha fortemente contribuito a fare
chiarezza sul concetto e sulle definizioni del termine inconscio. Nei suoi studi Jung ha
infatti distinto linconscio personale dallinconscio collettivo.
Questultimo, secondo lo psicologo svizzero, si
manifesta attraverso archetipi che trovano il loro riferimento nel patrimonio
storico-culturale di un vasto gruppo o dellintera umanità e si presentano nei simboli onirici e nelle
allucinazioni, ma anche nelle visioni dei mistici, nei riti religiosi e nelle opere darte.
La scoperta dellinconscio e le elaborazioni della
psicanalisi hanno avuto un grande impatto sulla nostra civiltà: non a caso il sostantivo
inconscio è diventato parte del vocabolario comune, superando i limiti della terminologia
tecnica della medicina.
LEGENDA |
|

|
 |
scire
=conoscere
conscius, a, um
=consapevole
inconscius, a, um
=inconsapevole
=incosciente |

|
ciò che non è accompagnato da consapevolezza
|

|
psicanalisi
pensiero
idea
esperienza
memoria
conoscere
ansia
attenzione
espressione
|
 |
 |

|
luogo
psichico separato |
 |
energia
valore
anima
emozione
|
 |
inconscio
personale
inconscio collettivo
|

|
simbolo
rito
opera
civiltà
medicina
|
|